Produzione agricola, tutela del suolo e sostenibilità alimentare: verso un approccio integrato nel diritto internazionale?
Produzione agricola, tutela del suolo e sostenibilità alimentare: verso un approccio integrato nel diritto internazionale?
Profilo della relatrice.
Alessandra Mistura, policy analyst alla Divisione investimenti dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), si è laureata in Giurisprudenza all'Università di Parma. Ha conseguito un LL.M. alla Columbia Law School e un Ph.D. in Diritto internazionale al Graduate Institute di Ginevra. Nel 2021 ha svolto attività di ricerca al Centro Studi in Affari Europei e Internazionali (CSEIA) dell'Ateneo, con il supporto di una borsa di ricerca EUROPASS della Regione Emilia-Romagna sul tema: “Sostenibilità ambientale, sicurezza alimentare ed emergenza COVID-19: limiti e tendenze evolutive del quadro giuridico internazionale ed europeo”. Il percorso di ricerca allo CSEIA ha portato alla redazione di un articolo, dal titolo: “Reconciling Agricultural Production and Environmental Sustainability for Food Security: An Integrated Approach to Land Use through International Legal Instruments”, pubblicato sulla Rivista di diritto internazionale del 2022.
Breve sinossi del seminario.
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha portato a interruzioni nelle food supply chain globali e a modifiche dei pattern di produzione e commercio di materie agricole, in particolare per quanto riguarda il grano. Ciò ha prodotto, a cascata, sia una sua scarsità sia un aumento inflazionistico del suo prezzo. Parallelamente, in Ucraina, si sono registrate diverse transazioni commerciali volte all’acquisto su larga scala di terreni agricoli, verosimilmente per compensare la perdita di quelli presenti nelle aree colpite dal conflitto. Gli investimenti – spesso da parte di soggetti stranieri – di terreni agricoli su larga scala hanno profonde conseguenze negative a livello ambientale e sociale. In considerazione di questi elementi fattuali, è indispensabile comprendere il ruolo del diritto internazionale.
Sotto il profilo ambientale, in primo luogo, la protezione della terra si rinviene nella Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione (UNCDD, adottata a Parigi il 14 ottobre 1994 ed entrata in vigore a partire dal 26 dicembre 1996) ma anche, per quanto concerne la creazione di aree protette, con la Convenzione relativa alle zone umide di importanza internazionale (adottata a Ramsar, in Iran, il 2 febbraio 1971 ed entrata in vigore il 21 dicembre 1975). Sotto il profilo economico, invece, la terra può rientrare nell’ambito di applicazione dei trattati bilaterali sugli investimenti, beneficiando di una serie di protezioni contro misure statali quali la nazionalizzazione e l’espropriazione. Peraltro, gli investitori sono tutelati anche dalle forme di c.d. espropriazione indiretta, ossia, l’adozione da parte dello Stato di misure regolamentari di carattere generale che potrebbero portare a una diminuzione del valore degli investimenti.
Le controversie tra Stato e investitori sono per lo più affidate a tribunali arbitrali; al momento si contano 27 arbitrati nel settore agricolo. In questi casi, il rischio di esposizione al pagamento di risarcimenti agli investitori stranieri origina il fenomeno del c.d. regulatory chill, ossia l’astensione da parte dello Stato dall’adottare misure in materia ambientale o sociale che potrebbero avere un impatto negativo sull’investimento straniero.
Tuttavia, una parziale riconciliazione tra gli interessi ambientali e quelli economici avviene per il tramite di strumenti non vincolanti quali, ad esempio, i Principi per investimenti agricoli responsabili, le Linee guida volontarie per la governance responsabile del regime fondiario e i Principi per investimenti responsabili nell’agricoltura e nei sistemi alimentari. Se, quindi, il regime giuridico è particolarmente frammentario e non riesce a garantire un bilanciamento tra gli interessi contrapposti, si sono sviluppati altri approcci, in primis, l’agroecologia ma, soprattutto, il rafforzamento del quadro in vigore per protezione della terra. Ciò mira, da un lato, a migliorare l’integrazione tra quanto già in essere – anche tramite il riconoscimento di un diritto umano all’alimentazione - e, dall’altro, a migliorare l’utilizzo degli strumenti non vincolanti – ad esempio, la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei contadini ovvero la Carta mondiale del suolo.
In conclusione, la polarizzazione tra intensificazione agricola e sostenibilità ambientale è dannosa per la sicurezza alimentare mentre il quadro giuridico esistente continua a favorire la prima. Di conseguenza, per giungere a un equilibrio del sistema, occorre adottare un approccio integrato volto a colmare il divario tra la visione predominante della terra come strumento di sfruttamento agricolo e le emergenti preoccupazioni di sostenibilità ambientale.