ILLICIT TRADE IN FOOD AND FOOD FRAUD_II parte
di Francesca Consorte
Sintesi della seconda parte della pubblicazione concernente la strategia multifattoriale nel contrasto al fenomeno delle frodi alimentari e illeciti agroalimentari
Come già riportato, il WTO ha recentemente pubblicato il primo rapporto sulle frodi alimentari e sugli illeciti agroalimentari (https://www.wto.org/english/res_e/booksp_e/illicit_trade_in_food_and_food_fraud_e.pdf).
La pubblicazione riporta i preziosi e diversi contributi degli autori (esperti del WTO e di altre organizzazioni internazionali quali TRACIT, FAO, ISF, SSAFE e UNICRI https://www.wto.org/english/res_e/booksp_e/itfff_ch_introduction_e.pdf), i quali, dopo essersi soffermati sull’ampia gamma di effetti dannosi provocati dal fenomeno del commercio illegale di alimenti e frodi alimentari, convengono sull’esigenza di un approccio globale, ovvero di un metodo di contrasto fondato su una combinazione di fattori.
Sotto questo profilo viene evidenziato, innanzitutto, come sia fondamentale l’adozione di una strategia preventiva (decisamente più conveniente ed efficace rispetto all’interruzione del commercio già in corso di un alimento), oltre che la semplificazione della burocrazia che governa il passaggio dalle frontiere.
La pubblicazione assegna inoltre un ruolo centrale alla collaborazione pubblico-privato e alla cooperazione internazionale. Nello specifico, viene dato atto di come il WTO possa svolgere un ruolo fondamentale sotto quest’ultimo profilo, posto che è in grado di riunire governi, settore privato, forze dell’ordine ed esperti provenienti da ogni parte del mondo al fine di farli collaborare nell’individuazione di strumenti di lotta alle frodi alimentari; ciò, grazie in particolare all’ Agreement on Trade Facilitation (https://www.wto.org/english/docs_e/legal_e/tfa-nov14_e.htm) e all’Agreement on the Application of Sanitary and Phytosanitary Measures (https://www.wto.org/english/docs_e/legal_e/15sps_01_e.htm). Con riferimento invece al ruolo dell’impresa privata, interessante è il riferimento al documento elaborato dalla SSAFE, organizzazione no profit per la tutela della salute umana, vegetale e animale; si tratta di uno strumento gratuito (CAP. 6) funzionale a supportare le aziende che operano nel settore alimentare nell’effettuare la valutazione di vulnerabilità ed identificare i punti deboli rispetto a tale fenomeno illecito (https://www.ssafe-food.org/tools/food-fraud-vulnerability-assessment-tool).
Sempre tra le strategie, viene considerata irrinunciabile una moderna legislazione sulla sicurezza alimentare, ispirata a un approccio olistico, che non dovrebbe trascurare i fattori di vulnerabilità presenti nei moderni sistemi agroalimentari (globalizzazione e allungamento delle filiere di approvvigionamento, insidie dell’e-commerce ecc.; sul punto v. CAP. 4). Tra questi elementi di vulnerabilità la pubblicazione annovera specificamente le nuove fonti alimentari e i nuovi sistemi di produzione, come gli alimenti ottenuti da culture cellulari. Questi ultimi, nello specifico, presentano diversi profili di criticità da tenere in considerazione. Sul punto, la pubblicazione fa riferimento, ad esempio, al fatto che le origini recentissime di tali prodotti non abbiano ancora consentito lo sviluppo di terminologie appropriate sul processo e sul prodotto stesso, cosa che potrebbe consentire ad un potenziale “truffatore” di fornire informazioni ingannevoli, ad esempio, sui potenziali benefici di questi nuovi alimenti. Importanza determinante viene inoltre assegnata, a livello strategico, anche alla battaglia contro le frodi sulle sementi. Sotto questo profilo, si evidenzia come proprio queste ultime costituiscano “il punto di partenza del processo di produzione” (CAP. 5 p. 66) del settore alimentare e come il crescente aumento di pratiche illegali sulle stesse renda necessario adottare, soprattutto a livello nazionale, normative quadro a tutela del diritto di proprietà intellettuale dei Plant Breeders (Plant Breeders’Right - PBR).
Da ultimo, la pubblicazione si occupa della giustizia penale (CAP. 7), inquadrata tra i possibili e fondamentali contributi che gli Stati possono fornire nella battaglia contro questi fenomeni illeciti. Dal Report emerge in particolare la necessità di non trascurare il ruolo giocato dalle organizzazioni criminali nell’ambito della “criminalità alimentare”. Più precisamente, la pubblicazione riporta come - pur potendosi riscontrare diverse tipologie di attori convolti e diverse “tattiche” utilizzate per realizzare il commercio illecito - un dato funge da comune denominatore: la necessità di trarre in inganno i consumatori. E’ infatti improbabile che questi ultimi acquistino consapevolmente alimenti dalle origini sospette. Detto ciò, la pubblicazione analizza le molteplici modalità di commissione dei reati legati al commercio alimentare, esaminando le risposte fornite dalla giustizia penale in alcuni casi (CAP. 7, p.79 e ss. https://www.wto.org/english/res_e/booksp_e/itfff_ch_7_e.pdf ) e ricordando l’importante ruolo della tecnologia nella individuazione e lotta ai reati considerati. Più precisamente, per quanto concerne la questione delle modalità di commissione dei reati, si rileva in particolare come queste possano mutare a seconda dello scopo delle attività di frode alimentare. Queste ultime, infatti, possono essere finalizzate a massimizzare i profitti derivanti da attività già in corso ovvero essere l’obiettivo preso di mira dal singolo o dall’organizzazione criminale. Nel primo caso, che di base si verifica in aree territoriali in cui la criminalità organizzata è radicata, il gruppo criminale opera controllando direttamente o indirettamente attività commerciali, dalla distribuzione all’ingrosso ai rivenditori. In questo modo è possibile “collocare” i prodotti frutto di attività fraudolenta in qualsiasi fase della filiera avendo come destinatari dei prodotti i consumatori ignari. Nonostante riciclaggio e diversificazione degli investimenti rappresentino lo scopo principale di queste organizzazioni, la commercializzazione di prodotti alimentari “fraudolenti” consente alle stesse di massimizzare i loro introiti. Di contro, qualora la frode alimentare sia l’obiettivo del gruppo criminale, potrebbe accadere che, nei confronti di date imprese commerciali, la dazione del c.d. “pizzo” venga sostituita con l’acquisto di prodotti oggetto di contraffazione affinché questi vengano poi venduti come autentici; ciò, in contesti in cui non vi sono controlli di qualità che precedono l’arrivo degli alimenti presso il negozio. Ora, come evidenziato nella pubblicazione, tutto questo crea il rischio che vi sia un’infiltrazione della criminalità nella filiera alimentare per prodotti di massa solitamente poco controllati dalle forze dell’ordine e destinati a raggiungere vaste aree geografiche, situazione aggravata dalla vendita online, non solo per via della sua capacità di raggiungere un pubblico potenzialmente illimitato ma anche per via dei lunghi tempi che richiede l’individuazione delle frodi commesse attraverso il commercio elettronico. Nel Report, anche nella parte introduttiva, viene dunque enfatizzato il fondamentale ruolo che possono svolgere le indagini penali in questo contesto. Indagini penali approfondite e tempestive possono infatti condurre all’identificazione degli autori e dei fatti di frode e al contempo, da un lato, scoraggiarne la commissione in futuro e, dall’altro lato, rendere i consumatori “consapevoli” dei fatti, così da evitare che i cibi oggetto della frode siano consumati da un pubblico ignaro. Il Report ricorda come le indagini debbano ovviamente essere condotte con modalità che variano in funzione del caso affrontato, prendendo in considerazione le prove, le conseguenze delle attività illecite su salute e sicurezza dei consumatori e l’eventuale coinvolgimento della criminalità organizzata. Un dato su cui gli autori inducono a riflettere è che spesso le indagini sulle frodi alimentari iniziano incidentalmente nell’ambito di indagini più ampie aventi ad oggetto le attività lecite e illecite delle organizzazioni criminali. Del resto, gli strumenti utilizzabili da parte delle forze di polizia sono connessi alla tipologia dei reati. E’ possibile infatti, nel caso di indagini concernenti reati gravi puniti con una certa severità quanto a sanzione detentiva (come per l’appunto l’associazione a delinquere, ma non solo) che gli inquirenti possano ricorrere a strumenti di investigazione più invasivi (come le intercettazioni) e più evoluti tecnologicamente; ciò, con evidente impatto sull’efficienza ed esito delle indagini stesse.
Infine, non poteva mancare, un riferimento alla tecnologia, che viene considerata una risorsa fondamentale per combattere le frodi commesse tramite piattaforme commerciali online, tanto che il Report riferisce come alcuni paesi abbiamo istituito delle vere e proprie “pattuglie informatiche” che impiegano l’intelligenza artificiale per identificare prodotti sospetti, indagare sulle eventuali frodi, con la possibilità di disporre la rimozione del prodotto dalla piattaforma.